Il matrimonio della principessa Anna d’Inghilterra del 1973 è un evento internazionale ma per me è anche l’occasione per cimentarmi con un nuovo progetto, il reportage movimentista.

Ripercorro di primo mattino tutto il percorso previsto dal corteo per cercare i punti salienti dai quali scattare le fotografie migliori e trovo un paio di escamotage topografici per simulare il dono dell’ubiquità.

All’arrivo delle guardie da parata che precedono il corteo scatto una serie di foto per scaldare l’otturatore in attesa del passaggio della carrozza reale e vedo i partecipanti in festa. In festa come si usa a Londra: tutti composti e silenziosi.

Fin qui tutto bene, ma quando appare la carrozza reale e comincio a fotografare freneticamente mi si para davanti un Bobby che mi guarda con aria minacciosa e mi segue nel percorso facendomi capire che non sono graditi gli strani salti che faccio con la macchina fotografica. Non ho tempo di spiegargli che sono foto mosse. Lo fotografo e mi dileguo.

Questa esperienza con le misure di sicurezza londinesi mi fa riflettere sulla condizione di vita delle guardie della regina che, giustamente, quando passano i reali devono stare molto attenti. Attenti come si usa a Londra, beninteso: calmi e inflessibili.

Al mio ritorno in Italia queste foto ispireranno Ando Gilardi che scriverà “In pieno trionfo postumo del futurismo ignorato l’unico fotoreporter che ha saputo realizzare le ipotesi di Bragaglia”. E’ un complimento?

Sulle basi della programmazione del mosso stavo già delineando un nuovo linguaggio della fotografia movimentista.

Giacomo Bucci
Londra
1973

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